martedì 19 gennaio 2016

#Revenant e la corsa di #Leo all' #Oscar: che sia questa la volta buona?

Le temperature glaciali di questi giorni conciliano perfettamente la mia perenne voglia di cinema, e quale modo migliore di soddisfarla se non quello di andare a vedere il film più discusso del momento? Ho pensato che fosse appropriato inaugurare il mio mese di preparazione alla notte degli Oscar con il film su cui, causa 12 candidature, ricadono le aspettative più alte, e così #Revenat è stato il primo fra i titoli della mia lista di film da vedere ad essere spuntato.



Diretto da Alejandro González Iñárritu ed interpretato da Leonardo Di Caprio, Revenat basandosi sull'omonimo romanzo del 2003, racconta la storia del cacciatore di pelli Hugh Glass, che dopo essere scampato all'attacco di un orso, viene abbandonato in fin di vita dai compagni di spedizione, riuscendo però poi, grazie alle sue forze, a sopravvivere. E' un racconto antico quello che ha come protagonista Hugh Glass, che in diverse versioni e da diversi secoli cammina lungo il confine sottile tra leggenda e storia, e, probabilmente, proprio per questo non smette mai di affascinare. Ed il film non è da meno: affascina, stimola, emoziona, esplora, incanta.
Definito come una perfetta fusione tra un documentario e un film drammatico, Revenant trasporta lo spettatore in una realtà lontana e sconosciuta, e quasi lo guida alla scoperta di una terra così ostile ma allo stesso tempo bella da togliere il fiato: le scene di quiete in cui predomina l'elemento naturale bilanciano perfettamente quelle della brutalità tipica dell'uomo che per egoismo è disposto a tutto. Lo spettatore si sente parte integrante di questo gioco di contrapposizioni, come se tutto stesse accadendo davanti ai suoi occhi: la telecamera si appanna sotto i respiri lenti e caldi degli attori, si bagna della neve che cade e del sangue che schizza. Lo sguardo finale di Glass sembra poi suggerire un "lo so che siete qui e che ci siete sempre stati: avete visto tutto, quindi non giudicate le mie azioni"

Di Caprio è immenso, e questa è un gradino più in alto rispetto a tutte le sue interpretazioni precedenti. Ha girato con temperature che sfioravano i quaranta gradi sotto lo zero, ha indossato pellicce pesantissime, si è immerso in acque gelate, ha mangiato fegato di bisonte crudo, ha sopportato sveglie notturne ed estenuanti sedute di trucco ed è entrato nudo nella carcassa di un cavallo (tutto pomellato, tra l'altro). Si, tutto vero e tutto girato da lui in persona, senza controfigura. Iñárritu è geniale, attento e minuzioso nella costruzione di un'opera che appare curata in ogni minimo particolare. Poche ore di riprese al giorno per permettere di girare esclusivamente con luce naturale e ridurre quindi al minimo gli effetti speciali. Puro e prodigioso. 

Dallo stesso regista è stato definito viaggio, e come ogni in ogni viaggio che si rispetti, torni a casa migliore di quando l'avevi lasciata e, sopratutto, desideroso di partire ancora. Ed è così che voglio sentirmi quando esco dalla sala di un cinema. Leo, non ti voglio portare sfiga, ma spero che questa sia per te la volta buona. 
Aspetto con ansia i vostri pareri!
A presto, 

Emme. 

2 commenti:

  1. ottima analisi davvero e condivido l'immenso Leo. Cosa non è questa volta!

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