martedì 16 ottobre 2018

A Star Is Born: Bradley Cooper e Lady Gaga insieme toccano tutte le corde giuste. 9+/10

Ci volevano Bradley Cooper e Lady Gaga nello stesso film per farmi ritrovare questo piccolo spazio di universo che era e che è il mio blog, per farmi tornare l’esigenza di scrivere. Ci ho provato a condensare i pensieri in qualche Instagram stories o in un post su Facebook- e nemmeno tanto perché dall’ultima volta che ci siamo sentiti è anche passato di moda- ma ogni volta avevo come l’impressione che quelle poche parole che facevo cadere giù con il contagocce girassero a vuoto e non centrassero mai l’obiettivo, esprimendo tutto ed il contrario di tutto quello che invece avevo nella testa. Non vi prometto costanza, appuntamenti fissi e rubriche: la vita è frenetica ed imprevedibile ed io sto provando a guadagnarmi un posto nel mondo, sto ancora cercando di capirci qualcosa, soprattutto per quanto riguarda la gestione del tempo che sembra non mi basti mai. Però se c’è una cosa che posso assicurarvi è che scriverò. Scriverò fino a quando non mi faranno male le dita e forse anche allora lascerò che siano quelle di qualcun altro a mettere nero su bianco ciò che mi frulla nella testa e nel cuore. Vi chiedo scusa e vi giuro che vi voglio un gran bene perchè oggi, nonostante l’assenza ed il silenzio, siete di nuovo qui. Grazie, davvero.


Mettendo un punto al flusso di coscienza che ha anticipato questo ritorno alle origini, parliamo di quello per cui tutti avete accettato il mio invito- Maria De Filippi, chi?: A STAR IS BORN. Opera prima alla regia per Bradley Cooper, che ne è anche co-sceneggiatore e coproduttore, ed esordio nel ruolo da protagonista per Lady Gaga, il film è un remake del lungometraggio “E’ nata una stella” del 1937, giusto oggi al suo terzo rifacimento. L’idea originaria della casa di produzione Warner Bros era di affidare la regia a Clint Eastwood ed il ruolo da protagonista a Beyoncé ma entrambi hanno prima accettato e poi abbandonato il progetto per questioni lavorative. E forse- lasciatemelo dire- è stato molto meglio così. Abbiamo già avuto l'occasione di ammirare la signora Carter sul grande schermo- in Dreamgirls e nella Pantera Rosa, giusto per citarne un paio- e tanto di capello, per carità, ma privarsi di quella bomba di artista e performer che è Lady Gaga sarebbe stato un crimine contro l’umanità. Una parte che le calza a pennello quella offertagli da Bradley Cooper e che dice di Stefani Germanotta molto più di quello che sembra: i temi della bellezza, dell’unicità e dell’accettazione di se stessi sono molto cari a Lady G, tanto da cantarli a squarciagola nel suo secondo album “Born this way”, uscito nel lontano 2011 (come mi sento vecchia). La Gaga di Alejandro e Judas, fatta di tacchi vertiginosi e di vestiti di carne bovina, ha lasciato il posto ad un’artista più matura e consapevole che in Joanne (2016), che porta il suo secondo nome ed è anche il mio preferito, si mette completamente a nudo. Un percorso artistico che è l'esatto opposto di quello di Ally, di cui Lady Gaga veste i panni, che invece accantona la sua parte più vera e si guadagna il successo a suon di talento e cliché pop. Gaga brilla così tanto in questo ruolo che a tratti Bradley Cooper sembra quasi recitare alla sua ombra. A volte un po' assente, la performance del coprotagonista e regista è potenze ma silenziosa, non ha paura di fare un passo indietro per lasciare a Lady Gaga la possibilità di emozionare in tutto il suo splendore. La storia che viene raccontata non è sorprendente e sotto molti punti di vista è anche abbastanza prevedibile, eppure la costruzione dei personaggi e l'intesa quasi palpabile tra i due protagonisti rende tutto decisamente magico. Un film doloroso per i romantici cronici, per gli innamorati dell'amore e per quelli che nelle relazioni non conoscono le mezze misure.


La fotografia è tra le cose che più mi sono piaciute del film: ci sono moltissime scene perfettamente simmetriche (mi viene in mente una delle prime, quella in cui Ally esce dal bagno e si ferma esattamente al centro dell'inquadratura ed urla oppure quella in cui Jackson Maine viene messo a letto dal fratello ed Ally è seduta al centro esatto del letto che è anche il centro esatto dell'inquadratura). Ancor più bella della fotografia è la colonna sonora, interamente composta da Lady Gaga e Brandly Cooper e cantata nel film con voce dal vivo da entrambi, si, anche da Mr Occhi di Ghiaccio. "Shallow", "Always remember us this way" e "Maybe it's time" mi hanno letteralmente conquistata e sono già entrate nella mia playlist dei brani più ascoltati di Spotify. C'è da dire che sul talento cantautorale e sulla potenza vocale di Lady Gaga non ho mai avuto dubbi. 

Bradley Cooper è nella top 5 dei miei attori preferiti, ha fatto veramente un ottimo lavoro e spero ci siano tanti nuovi progetti per lui all'orizzonte. Il suo film riesce a toccare tutte le corse giuste, tanto della chitarra che regge spesso con una mano mentre con l'altra si aggiusta i capelli che così lunghi gli danno un'aria molto vissuta, quanto del cuore. Io sento già odore di Oscar, quantomeno di nominations.  Assolutamente consigliato. 

A presto, 

Emme. 

sabato 24 giugno 2017

coMfessioni#2: Ma che fine hai fatto?

Ho riaperto il blog dopo quasi due mesi di assenza- non ricordavo nemmeno quale fosse l'ultimo post pubblicato. In tutto questo tempo, però, con mia grande sorpresa, molti mi hanno chiesto perchè non stessi più scrivendo di nulla. "Eh lo so, è un periodo un po' incasinato, devo trovare un po' di tempo", rispondevo sempre io. Il tempo, però, non l'ho mai trovato. A volte perchè non ce n'era davvero, altre perchè non ne avevo voglia- o meglio- non ne sentivo l'esigenza. E mi dispiace, però non mi sento in colpa. Ho sempre scritto prima per me stessa e poi per chiunque avesse il piacere di leggermi, proprio per questo allo scrivere senza avere nulla da dire ho preferito il silenzio. 
E' stato un periodo molto intenso, questo non posso negarlo. Credevo che con la laurea avrei avuto un attimo per respirare e raccogliere le idee, invece paradossalmente avrei avuto bisogno di giornate lunghe quarantotto ore per fare tutte le cose che dovevo. Di questo, purtroppo, ne hanno risentito sia le mie serate al cinema, sia le mie maratone di serie tv. Ho cercato il più possibile di essere in pari ed aggiornata, ma ho visto pochissime cose rispetto a quelle che avrei voluto vedere e ne ho viste altre che avrei ampiamente evitato. Sono stata ammessa per il secondo anno alla Masterclass del Giffoni Gilm Festival e non vedo l'ora di portarvi con me in questa esperienza magica. 
Controllando le visualizzazioni del blog, però, ho notato come in questi ultimi due mesi siano rimaste costanti, se non addirittura aumentate. Questo, ve lo confesso, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Sapere che voi avete continuato a visitare il blog senza che ci fosse nulla di nuovo da leggere è per me motivo di immensa gioia.
Tutto questo per dirvi che sono tornata e, si spera, in maniera definitiva. 

A presto, questa volta per davvero,

Martina. 
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giovedì 6 aprile 2017

#TheWalkingDead: i morti viventi siamo noi che continuiamo a guardarla.

Lunedì è andato in onda il finale di stagione di una delle serie più amate e seguite di sempre, The Walking Dead. Se ho aspettato così tanto di prima di parlarvene non è perchè sentissi l'esigenza di dovermi riprendere psicologicamente dalla puntata, ma perchè mi annoiava l'idea di dover pensare a qualcosa da dire, così come mi ha annoiata per tutto l'anno, ogni santissimo lunedì, l'idea di doverla guardare. 
Avrei potuto semplicemente abbandonarla- e sono stata seriamente sul punto di farlo un paio di volte- ma non l'ho fatto perchè continuavo ad avere fiducia in una svolta decisiva, prima o poi. E invece niente, non è successo niente per tutta la stagione, finale compreso. L'unica puntata degna di essere guardata è stata la prima, quella in cui ci viene mostrato per la prima volta il cattivissimo Negan- Danny Duquette per gli amici- che dopo aver fatto fuori Glenn e Abraham, trascorre il tempo a far nulla, a mangiare a spese di Rick ed a bruciare qualche faccia. Va bene- mi sono detta- questa stagione è così lenta perchè è preparatoria: tutti i diversi gruppi devono capire che è necessario allearsi per poter sconfiggere definitivamente i Salvatori, e sicuramente lo scontro decisivo avverrà nell'ultimo episodio. No, anche questa volta, niente. Due minuti di sparatoria e alla fine Negan la scampa pure?


Diciamoci la verità, questa stagione, che aveva tutte le basi per essere una delle migliori di sempre, si è rivelata essere una noia mortale. Pochissima azione e tante, troppe chiacchiere- senza aggiungere che la coppia Rick-Michonne si aggiudica il premio di coppia più assurda dell'anno. Gli autori, ad ogni modo, non sono per nulla intenzionati a farla finita, anche se a lungo andare le cose potranno solo peggiorare. In The Walking Dead i morti viventi siamo noi che continuiamo a guardarla. 
A presto,

Emme.